Diario di bordo/1. Due uomini straordinari.

Come passa le sue giornate un candidato/a? Nel mio caso al momento come sempre. Lavorando, leggendo, studiando, incontrando persone interessanti. Da oggi però voglio tornare a tenere un diario, come facevo tanti anni fa. Per cominciare bene questi due mesi e mezzo, senza stress da traffico cittadino, mi sono fatta un regalo meraviglioso: ho comprato una bici elettrica, che dovrebbe servirmi per correre più agevolmente. Ho scoperto, invece, che è  magnifica per rallentare e scoprire scorci inediti di Palermo sotto la luce primaverile. A bordo del mio bolide, stamattina sono quindi volata in facoltà, invitata dal prof. Giusto Picone a una lezione tenuta dal fotoreporter siciliano Charley Fazio, che ci ha mostrato gli straordinari videoracconti dei suoi viaggi a Lesbo e al confine tra Siria e Turchia, in mezzo ai rifugiati, per conto dell’associazione Hope for Children  che in soli tre anni di esistenza ha realizzato decine di progetti in queste zone, semi e segni di speranza nel mare della disperazione. Nel pomeriggio  un saluto e un in bocca al lupo a un amico candidato che inaugurava oggi l’apertura della sua campagna elettorale e poi di corsa a presentare l’ultimo libro di Alessandro Gallo, Tutta un’altra storianella sede dell’editore Navarra. Un altro incontro importantissimo e ricco di emozioni forti: Alessandro è figlio di un affiliato alla camorra, che ha scontato 15 anni di carcere. Sua cugina è stata una delle prime e più potenti donne camorriste e di anni di galera ne ha scontati 20. Alessandro è un miracolo di Resilienza e di riscatto. E a dargli una vita nuova e luminosa sono stati due insegnanti eccezionali, che gli hanno cucito addosso una scuola su misura, strappandolo alla strada, al bullismo, alla camorra. Quando Alessandro ha vandalizzato il teatro della scuola, la sua professoressa che quello spazio scenico aveva faticosamente realizzato, lo ha “punito” facendolo innamorare del teatro stesso. Gli ha fatto calcare le scene, vestendolo con gli abiti che erano stati di Albertazzi, noleggiandoli a peso d’oro e regalandogli la parte di Prospero, ovvero Shakespeare e un’ora di celebrità. Alessandro ha ripagato quella fiducia e non ha più smesso di amare il teatro. Oggi, che ha 32 anni, vive a Bologna e ha una moglie  e un figlio, ha fatto del teatro la sua ragione di esistenza. Teatro civile, impegnato su quel fronte abusato della “legalità” che nella sua vita si è fatta carne e sangue. Con lui una rete di 70 associazioni, 20.000 studenti di tutta l’Emilia e un editore coraggioso, Navarra appunto, che senza sapere chi fosse gli ha fatto vincere un premio sei anni fa, ossia la pubblicazione del suo primo romanzo, Scimmie. Qualcuno insomma gli ha dato ancora una volta Fiducia, aiutandolo a scrivere un capitolo nuovo ed entusiasmante di vita. Oggi Alessandro è al suo terzo romanzo e gira centinaia di classi dove tanti alunni, annoiati da una scuola che non capiscono e che non li capisce, si accendono ascoltando i suoi squarci di vita persa e rinata, tra le sozzure dei bassifondi e le altezze di una storia degna di essere vissuta. Mai come oggi ho toccato la certezza che, come diceva Danilo Dolci, ciascuno cresce solo se sognato.

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Davide e Golia 

Correva l’anno 1993 e la nostra fu la campagna elettorale più “francescana” che si fosse mai vista. Altro che 5stelle! Lo testimonia tra l’altro questo cimelio, un foglio A4 stampato a casa (in realtà risale al ’96), condito da slogan naif in improbabile formato ondulatorio e linguette col nostro numero di telefono da appendere nelle cabine telefoniche per sostenere il papà candidato. Allora come oggi in tutta la città occhieggiavano immensi cartelloni di aspiranti consiglieri disseminati con mestiere da solerti “attacchini” prezzolati. “Chissà quanto hanno speso!”… Ce la ridevano un po’ intimidite noi quattro sorelle armate di scopa e secchi con acqua e farina per attaccare a nostra volta qualche sparuto e ben più piccolo manifesto di mio padre. Ci sentivamo Davide contro Golia, con casa nostra trasformata in sede elettorale e quel viavai fantastico di amici e parenti a tutte le ore. Tutti volontari, fino a notte, a imbustare le lettere e a timbrarle, e per ringraziarli compravamo teglie di pizza a volontà, che il mitico signor Graziano di via Emilia ci forniva scontandocele quanto poteva, come contributo alla nostra campagna pauperista. Alla fine, contro ogni previsione, vincemmo quelle elezioni e mio padre diventò persino presidente del consiglio comunale subito dopo il giudice Antonino Caponnetto. Formidabili davvero quegli anni. E oggi che mi trovo ancora una volta sulle sue orme, non posso che sorridere e sperare che anche la mia campagna elettorale si trasformi in un’avventura umana straordinaria, fatta di incontri profondi, sogni condivisi e purezza di intenti. Grazie, Papà. E grazie a tutti quelli che già mi sono accanto e a ciascuno di coloro che vorrà percorrere un pezzo di strada insieme a noi.

La scuola può tutto.

È solo la lingua che rende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intendere l’espressione altrui. Così scriveva 50 anni fa Don Lorenzo Milani e dopo tanto tempo queste parole suonano ancora più vere. L’educazione, dei ragazzi e degli adulti, è definita oggi come la vera emergenza sociale. Senza istruzione non c’è libertà, capacità di decidere, possibilità di incidere sul reale. Ho fatto studi umanistici, laurea e dottorato di ricerca, ma da quasi vent’anni il mio impegno è nella Scuola e nella formazione degli insegnanti, per cui mi spendo gratuitamente dentro il CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti). Ho insegnato per anni in una scuola di periferia dove ho imparato tutto, anche il lavoro di squadra con i miei colleghi, il prendersi carico delle situazioni più difficili insieme, nella certezza che, come diceva ancora don Lorenzo, “Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. É un ospedale che cura i sani e respinge i malati” e che “non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”.

L’educazione e la scuola possono contribuire a rendere la società più giusta e più umana, ma hanno bisogno di una politica attenta ai bisogni di tutti, non uno di meno. Al Consiglio Comunale vorrei portare questi valori, soprattutto quelli scolpiti nell’articolo 3 della Costituzione italiana, che dei suoi 139 è quello a me più caro: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.